Confederazione
Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica
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Roma, 21 maggio 2001
CIRCOLARE N.76/2001
OGGETTO: ATTIVITA’
CONFEDERALE – CONVENZIONE DELLE ALPI.
Le critiche
della Confetra nei confronti del Protocollo Trasporti della Convenzione delle
Alpi sono state condivise da entrambe le coalizioni politiche e sono tenute in
debito conto anche dalla Commissione Europea che, rispondendo al Presidente
confederale Aldo Gatti, ha sottolineato l’attenzione con cui sta seguendo la
materia.
La critica principale, che la Confetra
ribadirà al nuovo Parlamento e al nuovo Governo riguarda la dubbia distinzione
operata tra “traffico transalpino”, cioè traffico di transito nelle regioni
alpine, e “traffico intraalpino”, cioè traffico che ha solo origine o solo
destino nel territorio alpino, che consente di riservare ad Austria e Svizzera
un trattamento di privilegio ingiustificato.
f.to
dr. Piero M. Luzzati |
Allegato tre |
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D/d |
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memoria di confetra alle
forze politiche che dovranno formare
un governo per la legislatura 2001/2005
Ancor più
ci preoccupa la mancanza di previsioni di investimenti in infrastrutture
stradali per i valichi alpini.
L’Autobrennero e la Venezia-Trieste sono destinate a rimanere senza
terza corsia, né sono previsti rafforzamenti dei trafori del Frejus e del Monte
Bianco.
Il PGT anticipa l’applicazione del Protocollo Trasporti della
Convenzione per la Protezione delle Alpi, firmato il 30 ottobre 2000, soggetto
a ratifica da parte del nostro Parlamento.
Avverso a tale ratifica, Confetra è intervenuta chiedendo un riesame
approfondito di tutto il Protocollo che, lungi dal distribuire equamente su
tutti i Paesi interessati l’onere per la tutela del territorio alpino,
penalizzerebbe assai più gli interessi italiani. Difatti Confetra riscontra in esso due difetti fondamentali:
1)
Italia, Germania, Francia e Slovenia sono messe
sullo stesso piano, mentre ben diverso sarà l’impatto per l’Italia. Per gli altri Paesi una limitazione al
traffico pesante attraverso le Alpi significa penalizzare solo una parte del
loro traffico, per l’Italia il
sacrificio è invece massimo. Di tutto ciò nel Protocollo non si tiene alcun
conto;
2)
viene riservata ad Austria e Svizzera una
situazione di privilegio ingiustificata.
E’ bene a tal proposito richiamare l’attenzione
sulla sottile distinzione operata nel Protocollo tra “trasporto
transalpino” (traffico di transito) e
“trasporto intraalpino” (traffico anche con sola origine o solo destino nel
territorio alpino).
Ebbene,
solo per il trasporto transalpino è previsto il divieto assoluto di costruire
nuove strade di grande comunicazione, con la conseguenza che, per il proprio
commercio estero Austria e Svizzera potranno adeguare alle esigenze la loro
rete viaria, mentre l’Italia, in primis, insieme con la Germania, la Francia e
la Slovenia, dovrà sobbarcarsi per intero la bolletta ecologica.
La politica che sottende l’originale progetto sarebbe oltremodo
rischiosa anche perché attribuisce la facoltà di introdurre tasse e diritti
d’utenza alle regioni alpine in maniera unilaterale, con la conseguenza che
ciascun ente territoriale – dovendo rispondere a pressioni locali – potrebbe
sentirsi in diritto di essere risarcito di danni ambientali di difficile
quantificazione.
Gli effetti dell’applicazione del protocollo potrebbero indurre
autorità locali ad introdurre limitazioni alla circolazione per i veicoli
pesanti. Si determinerebbe inevitabilmente una reazione a catena da parte delle
regioni limitrofe.
Nell’ultimo decennio il traffico attraverso le Alpi è aumentato del
40%, giungendo a rappresentare un flusso di 140 milioni di tonnellate di merce
che valicano l’arco alpino per il 65% su strada e per il 35% su ferro.
Se si vuole modificare tale ripartizione a favore della ferrovia,
occorre anzitutto apprestare un’adeguata capacità, garantendo qualità dei
trasporti non inferiore a quella stradale.
E’ una strategia suicida per la nostra economia il considerare non
urgenti le scelte sui trafori ferroviari e contemporaneamente cessare il
potenziamento della rete stradale.
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E' volontà
del futuro Governo investire per il potenziamento delle infrastrutture
stradali per i valichi alpini, anche rinegoziando il Protocollo trasporti
della Convenzione delle Alpi? |
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RISPOSTE DELLE FORZE POLITICHE
Risposta
On. Rutelli
Nel quadro del
potenziamento dei collegamenti alpini tra l’Italia e il quadrante europeo è
sicuramente auspicabile una ragionata riconsiderazione dei contenuti della
convenzione delle Alpi relativamente alle infrastrutture stradali. Il governo
dell’Ulivo si impegna ad operare perché possa essere in particolare modo
riconsiderata la indubbia penalizzazione al traffico pesante derivante dalle
limitazioni all’attraversamento delle Alpi poste dalla dubbia distinzione,
operata nel testo approvato a Lucerna, fra trasporto transalpino ed intralpino,
distinzione che indubbiamente penalizza il traffico italiano diretto in Europa.
Risposta
On. Fini
Alleanza Nazionale ritiene di fondamentale importanza il
traffico attraverso i valichi alpini, anche alla luce di quanto detto al punto
2 (v. domanda n2). ma intende rivalutare la posizione italiana attraverso un
nuovo negoziato del protocollo trasporti della Convenzione delle Alpi , tale da
poter giungere alla migliore distribuzione tra impatto ambientale ed efficienza
nei confronti dei nostri partners
europei cointeressati.
Nel quadro del potenziamento dei collegamenti alpini tra
l’Italia e il quadrante europeo è sicuramente auspicabile una ragionata
riconsiderazione dei contenuti della convenzione delle Alpi relativamente alle
infrastrutture stradali. Il governo dell’Ulivo si impegna ad operare perché
possa essere in particolare modo riconsiderata la indubbia penalizzazione al
traffico pesante derivante dalle limitazioni all’attraversamento delle Alpi
poste dalla dubbia distinzione, operata nel testo approvato a Lucerna, fra
trasporto transalpino ed intralpino, distinzione che indubbiamente penalizza il
traffico italiano diretto in Europa.
Anche in questo caso, in sintonia con le
Nazioni confinanti, siamo decisamente favorevoli allo sviluppo delle
infrastrutture attraverso i valichi alpini. Non è ipotizzabile il rilancio
dell’economia nazionale senza prevedere nel contempo il potenziamento di tutte
le infrastrutture.
FINE TESTO MEMORIA
COMMISSIONE
EUROPEA
Vicepresidente
della Commissione Europea
Loyola de
PALACIO
Membro
del Gabinetto
Dott.
Aldo Gatti
CONFETRA
Via
Panama, 62
I- 00198
ROMA
Egregio Signore,
Con la lettera del 31 gennaio 2001 indirizzata alla
signora de Palacio, che mi ha incaricato di risponderLe. Ella ha comunicato
alla Commissione le Sue osservazioni per quanto riguarda il dissenso del mondo
imprenditoriale nei confronti del Protocollo Trasporti della Convenzione delle
Alpi.
La ringrazio della Sua corrispondenza e Le segnalo
che i servizi della Commissione stanno studiando questo problema con la più
grande attenzione. Le sue osservazioni saranno tenute nel debito conto nel
quadro di questo esame.
Distinti saluti
f.to
Fabiola Mascardi
Il sole 24 ore del 9 febbraio 2001
E la
Convenzione alpina penalizza l'Italia
ROMA * I traffici di merci da e per l'Italia rischiano di essere
pesantemente penalizzati se il Governo italiano ratificherà la Convenzione
delle Alpi, come promette di fare entro il mese di febbraio. L'allarme è stato
lanciato nei giorni scorsi dal presidente di Confetra, Aldo Gatti, con una
lettera inviata al ministro dei Trasporti, Pier Luigi Bersani.
Gatti contesta due punti della Convenzione delle Alpi, un accordo
internazionale tra i sei Paesi alpini del 1991, che mira a contenere il
trasporto di merci su strada: 1) l'Italia, la Germania, la Francia e la
Slovenia sono messe sullo stesso piano, <mentre ben diverso per l'Italia
sarà l'impatto derivante dall'attuazione di quel protocollo>; 2) all'Austria
e alla Svizzera viene riservata <una situazione di privilegio
ingiustificata>. La convenzione prevede infatti che all'Austria e alla
Svizzera sia permesso di adeguare la rete viaria, mentre per l'Italia scatta
<un divieto assoluto di costruire nuove strade di grande comunicazione
attraverso i valichi alpini>.
<É incomprensibile e ingiustificata - scrive Gatti - la solerzia
italiana nel voler ratificare per prima un trattato che sembra scritto contro
di noi>. A sostenere la necessità di ratificare il trattato prima della fine
della legislatura era stato, nelle settimane scorse, il sottosegretario
diessino all'Ambiente, Valerio Calzolaio.
Per Italia, Germania, Francia e Slovenia - argomenta il presidente di Confetra
- <l'istanza ambientalista fa premio su qualsiasi altra considerazione di
natura economica, e lo svantaggio geografico dell'Italia non viene preso in
considerazione. Quando si passa all'Austria e alla Svizzera, di fronte ai loro
impellenti interessi economici, la stessa istanza ambientalista viene messa da
parte, per lasciare spazio a più ampie valutazioni di natura sociale>.
A consentire il differente trattamento per Austria e Svizzera, messo
sotto accusa dall'associazione delle imprese di trasporto merci, è la
distinzione che la Convenzione delle Alpi pone fra <traffico
transalpino>, cioè il traffico di transito nelle regioni alpine, e
<traffico intraalpino>, vale a dire il traffico che ha origine o solo
destino nel territorio alpino. Infatti, soltanto per il traffico transalpino è
previsto il divieto assoluto di realizzare nuove strade di grande
comunicazione.
f.to G.Sa.