Confederazione Generale
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Roma, 19 marzo 2002
Circolare n.48/2002
Oggetto: Attività Confederale
– Ultimi interventi sul problema valichi.
Con lettera del 18 marzo la Confetra ha richiesto al Commissario UE De
Palacio e al Ministro Lunardi di intervenire sul Governo svizzero affinché
interrompa al più presto la procedura di dosaggio del traffico dei mezzi
pesanti per il tunnel del San Gottardo e ripristini la circolazione in entrambe
le direzioni.
La Confetra ha inoltre denunciato sugli organi di stampa i consistenti
aumenti che scatteranno sui pedaggi per i mezzi pesanti alla riapertura del
traforo del Monte Bianco ed ha sollecitato il Governo italiano a dotarsi di una
strategia e di una politica generali sui valichi.
f.to
dr. Piero M. Luzzati |
Per riferimenti confronta circ.re conf.le
n.187/2001
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Allegati tre |
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M/n |
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Lettera del Presidente Confetra Aldo Gatti al Commissario
UE Layola De Palacio e al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Pietro
Lunardi.
Roma, 18 marzo 2002
Gentile Commissario, Egregio Ministro,
la situazione del transito attraverso la Svizzera diventa più precaria di giorno in giorno. Soprattutto il disagio subito dai nostri autisti è diventato insopportabile; il limite della ragionevolezza è stato raggiunto: venerdì si sono registrate code di 13 Km composte da migliaia di camion a monte e a valle del Traforo del Gottardo.
La causa di questa situazione catastrofica è la procedura adottata dal Governo Svizzero, il cosiddetto dosaggio del traffico dei mezzi pesanti per il tunnel del San Gottardo, che ammette una quantità giornaliera di 3.500 mezzi pesanti (contro i 5.000 che si registravano prima dell’incidente). Per evitare il traffico continuo in entrambe le direzioni del tunnel i mezzi pesanti vengono raggruppati e fatti passare solo ogni tre ore. Questo provoca code chilometriche, costringendo gli autisti ad attendere il turno di passaggio attraverso il tunnel lontano da qualsiasi ristoro ed impianto sanitario. Questa situazione non può ormai essere accettata più a lungo. Dal 4 marzo 2002 c’è anche la possibilità da parte della polizia e dei funzionari doganali di costringere gli autisti a scegliere altre rotte di transito, in particolare la rotta del Grande San Bernardo e la rotta del Simplon. Entrambe le rotte non sono in grado di sopportare un’elevata densità di traffico pesante e comportano oltre a strade più lunghe anche elevata pericolosità per la salute e la vita dei nostri autisti.
Logicamente
comprendiamo che le autorità svizzere dopo il tragico incidente nel tunnel del
24 ottobre 2001 hanno dato priorità assoluta agli interventi strutturali per
migliorare la sicurezza del tunnel del San Gottardo. Questi interventi peraltro
sono già terminati ed il tunnel potrebbe essere riaperto ai mezzi pesanti in
tutte e due le direzioni come è già stato fatto per gli autobus. Non si può
quindi giustificare l’atteggiamento di quelle autorità solo con questioni di sicurezza.
Il Consigliere Federale della Svizzera Leuenberger con argomentazioni a noi
incomprensibili rifiuta di ripristinare il traffico in entrambe le direzioni ed
insiste sulla procedura di dosaggio (con le già descritte conseguenze
catastrofiche), che oltretutto non è in sintonia con l’accordo di transito tra
la Svizzera e la Comunità Europea. Anche se questo accordo non è ancora
formalmente in vigore, non si può più metterne in dubbio l’entrata in vigore
con la ratifica attraverso gli stati membri della Unione Europea. Anche prima
dell’entrata in vigore dell’accordo di transito la Svizzera è comunque
obbligata a rispettare gli obiettivi dell’accordo, come descritti nell’art. 30,
e di non eluderlo con misure amministrative vessatorie.
Prego
dunque, Signora Commissario e Signor Ministro, di intervenire presso il Consigliere
Federale Leuenberg, affinché interrompa al più presto la procedura di dosaggio,
affinché apra il tunnel del San Gottardo ai mezzi pesanti in entrambe le
direzioni ed in questo modo renda il traffico fluido secondo l’accordo di
transito.
Migliori saluti
f.to
Aldo Gatti
IL SOLE 24 ORE del 10/03/2002
Bianco, riapre il tunnel delle
polemiche (di Augusto Grandi)
-
Dopo il braccio di
ferro italo-francese, agibile da ieri il traforo a tre anni dal rogo che causò
39 vittime - Per i lavori 300 milioni €
-
Manifestazioni sui due
versanti contro il passaggio dei mezzi pesanti, in Francia un attentato nella
notte - La Valle d'Aosta chiederà un tetto al flusso di mezzi pesanti
COURMAYEUR * Un "botto" firmato
da chi si oppone ai Tir ha salutato, la scorsa notte sul versante francese, la
riapertura del tunnel del Monte Bianco a tre anni dall'incidente in cui
morirono 39 persone. Un attentato esclusivamente dimostrativo, con danni a un
furgone, anche perché ieri il transito sotto la montagna più alta d'Europa è
stato limitato alle sole autovetture (che nessuno contesta). E anche sul
versante valdostano le proteste degli ambientalisti sono state pacifiche, con
poche decine di persone che hanno bloccato l'afflusso di autorità e giornalisti
per alcuni minuti.
Ma le celebrazioni per la riapertura del
tunnel sono inevitabilmente state accompagnate dall'eco delle polemiche sul
ritorno dei Tir. Dentro il traforo e nelle vallate. E allora è passato in
secondo piano l'impegno, economico e lavorativo, per arrivare al ripristino
della circolazione lungo gli 11.600 metri della galleria. Sono stati investiti
300 milioni di euro, compresi i 22,5 stanziati dalla Commissione europea, e ora
il tunnel dispone di 37 rifugi, sistemi di ventilazione e comunicazione radio,
rivelatori di incendi, tv a circuito chiuso, portali termometrici per bloccare
agli ingressi i veicoli a rischio, nuovi mezzi antincendio. Ma anche novemila
luci e una potenza elettrica sufficiente ad alimentare una città di 50mila
abitanti (opera dell'italiana Gemmo Impianti che ha lavorato con la francese
Cegelec).
Non sorprende, quindi, che Vito Gamberale
(amministratore delegato della Società Autostrade), Dino Viérin (presidente del
governo regionale valdostano) e Gilbert Santel (presidente di Atmb, la società
cui fa capo il tratto francese del tunnel) abbiano sottolineato proprio
l'importanza delle opere che dovrebbero garantire una reale sicurezza in un
traforo che ha comunque il limite di essere a una sola canna e di non essere
neppure particolarmente largo.
Mentre Paolo Musumeci, presidente degli
industriali valdostani, ha evidenziato l'importanza dell'apertura - seppur
limitata ai mezzi leggeri - perché permette di risolvere alcuni problemi
logistici per le industrie e per il settore turistico. <Ma anche perché
rappresenta un'iniezione di ottimismo, utile per far ripartire il sistema
economico>.
Ma la riapertura, è stato ricordato, non
ha ricadute solo economiche. <Nell'anno internazionale della montagna - ha
sostenuto Augusto Rollandin, senatore valdostano - la ripresa dei transiti
rappresenta un simbolo dell'unione linguistica e culturale tra i popoli della
montagna, ma garantisce anche le relazioni con le popolazioni delle
pianure>.
Sin qui tutto bene. Ma i problemi nascono
quando si affronta il problema del passaggio dei Tir. Dovrebbero riaffacciarsi
nel tunnel il 18 marzo - l'accordo sottoscritto dai ministri d'Italia e Francia
prevedeva un massimo di 15 giorni dopo la riapertura alle auto - ma nessuno
vuole confermare la data. Anche per evitare che i gruppi contrari ai mezzi
pesanti organizzino delle proteste particolarmente dure. Perché Claudio Scajola,
ministro dell'Interno italiano, ha sostenuto che il progresso non si può
fermare e che i Tir ne fanno parte. E ha ricordato anche che il Governo
investirà molto sulle infrastrutture ferroviarie. Ma, nel frattempo, le vallate
alpine dovranno respirare i gas di scarico dei mezzi pesanti ed è difficile che
l'idea provochi entusiasmi. Senza dimenticare che da oltre 10 anni la Valle
d'Aosta chiede un collegamento ferroviario con la svizzera Martigny, ma non è
stato realizzato neppure un metro.
Così, quando Aldo Gatti (presidente di
Confetra, la confederazione dei trasporti che riunisce oltre 26mila aziende)
ribadisce l'urgenza di riaprire entro 15 giorni il tunnel ai Tir poiché
attraverso le Alpi transita il 60% del commercio internazionale italiano, in Valle
d'Aosta e Savoia temono di dover affrontare interminabili serpenti di mezzi
pesanti. E Luciano Caveri, europarlamentare valdostano, boccia l'ipotesi di far
transitare sino a 240 Tir ogni ora nel tunnel. <Chiederemo una riduzione del
flusso - aggiunge - e ci sembra che i due Governi nazionali siano disposti ad
ascoltarci. In caso contrario mobiliteremo la popolazione valdostana>. In
Savoia qualche sindaco ha già minacciato il blocco dei mezzi pesanti in caso di
riammissione nel tunnel. In ogni caso i Tir, sino a settembre, dovrebbero
transitare a senso unico alternato, con inversione del senso di marcia ogni
ora. I camion verrebbero fatti sostare, rispettivamente, ad Aosta e in un
piazzale a valle di Chamonix.
Va anche ricordato che i ritardi imputati
ai francesi per i ritardi nella riapertura del traforo, sono stati accompagnati
dai ritardi (dimenticati) sul versante italiano. L'autostrada per Courmayeur,
per la carreggiata in salita, non è stata completata e si dovrà attendere sino
a giugno; sulla Torino-Aosta non è stato sufficiente un anno e mezzo per
ripristinare il ponte sull'Orco distrutto dall'alluvione e sulla bretella per
Milano i lavori si protrarranno ancora a lungo.
FINE TESTO ARTICOLO
IL SOLE 24 ORE del 09/03/2002
Il traforo del Bianco riapre
dopo tre anni (di Giorgio Santilli)
Oggi via alle auto, per i Tir in vista
super-pedaggi
ROMA
Adesso sull'emergenza valichi - e sulla perdita secca di competitività
che questa emergenza comporta all'economia italiana - si abbatte anche il
caro-tariffe per i veicoli pesanti: quando il traforo del Monte Bianco riaprirà
ai Tir, probabilmente il 18 marzo, gli autotrasportatori troveranno la sorpresa
di un aumento dei pedaggi del 44% rispetto ai livelli del marzo 1999. Non solo.
Alla riapertura del tunnel, rimasto chiuso tre anni, scatteranno aumenti anche
per le tariffe del Frejus: la concessionaria Sitaf ha infatti reso noto i nuovi
livelli tariffari, che inglobano un incremento del 7,62 per cento.
La circolare del 7 marzo diffusa dalla
Sitaf contempla, inoltre, un aumento indiretto per effetto degli sconti massimi
praticati sugli abbonamenti, che si riducono di 2,75 punti percentuali, dal
18,75 al 16 per cento.
A lanciare l'allarme sulle maxitariffe del
Bianco e del Frejus è la Confetra. <In virtù delle direttive italo-francesi
che impongono di applicare al Frejus e al Bianco le stesse tariffe per evitare
distorsioni nella ripartizione del traffico - dice il segretario generale della
confederazione, Piero Luzzati - il nostro ufficio studi calcola che l'aumento
medio per i pedaggi del Bianco sarà del 44% rispetto al livello del marzo 1999,
data dell'incidente che ne provocò la chiusura>.
L'affondo della Confetra punta a scatenare
una polemica proprio nel giorno della riapertura del tunnel del Monte Bianco al
solo traffico leggero. <Questi incrementi dei pedaggi - continua Luzzati -
sono del tutto inaccettabili, in quanto provocano un danno enorme di
competitività non soltanto al sistema del trasporto italiano, ma all'intera
nostra economia, producendo vantaggi in favore di concessionarie autostradali
che hanno già floridi bilanci>.
Dai conti elaborati dalla Confetra (si
veda la tabella), l'aumento dal marzo 1999 a oggi sul Frejus, anche per gli
autotrasportatori che possono usufruire del massimo sconto (una sorta di
abbonamento annuale tanto più scontato quanto meno sono inquinanti i veicoli),
è del 20,23 per cento. Un viaggio semplice di andata e ritorno senza sconto
passa, dal giorno di riapertura del Bianco, da 245,62 euro a 267,30 euro. In
virtù del combinato effetto dell'aumento tariffario e della riduzione degli
sconti, un viaggio di andata e ritorno con il massimo sconto passa da 199,57 a
224,53 euro, con un incremento del 12,5 per cento.
<Il Governo italiano - attacca Luzzati
- deve dotarsi al più presto di una strategia e di una politica generali sui
valichi che siano in grado di contrastare l'attacco che da più parti arriva a
tre principi comunitari fondamentali: la libera circolazione delle merci, la
continuità territoriale e la coesione tra Regioni. Strategia e politiche
generali significa che tutti i fattori che riguardano il passaggio delle nostre
merci ai valichi, compreso quello dei pedaggi, devono essere tenuti sotto
stretto controllo>.
Un danno economico complessivo che sembra
essere chiaro al Governo, se ieri il ministro delle Infrastrutture, Pietro
Lunardi, ha ricordato che la chiusura del Monte Bianco è costata all'Italia
complessivamente, in questi tre anni, 2,6 miliardi di euro.
Sempre sul versante dell'autotrasporto,
intanto, è partita la convocazione di Palazzo Chigi alle associazioni per
avviare il confronto sulla restituzione del bonus 1992-94. L'incontro si terrà
il 13 marzo. Lo annuncia un comunicato della Fita-Cna che commenta: <O il
Governo sarà convincente con le sue proposte o scatterà il fermo nazionale dei
servizi>. Il segretario dell'associazione, Maurizio Longo, nel ricordare che
rischiano di chiudere 30mila imprese, ricorda che, per questo fermo, non è
<né attendibile né praticabile> la data del 25 marzo, già annunciata dal
Cuna, per la vicinanza del periodo pasquale e la necessità di rispettare i
codici di regolamentazione.
LE TARIFFE PER IL FREJUS L'andamento dei
pedaggi del traforo per i veicoli a quattro o più assi
Periodo |
Tariffa A/R |
Sconto max |
Tariffa – Sconto max |
Aumento (rispetto al 1.1.1999) |
1.1.1999 |
234,91 |
20,50% |
186,75 |
|
1.1.2000 |
237,26 |
19,50% |
190,99 |
2,27% |
17.7.2000 |
239,63 |
19,50% |
192,90 |
3,29% |
1.1.2001 |
245,62 |
18,75% |
199,57 |
5,31% |
Marzo 2002 |
267,30 |
16,00% |
224,63 |
20,23% |
|
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Fonte Confetra |
FINE TESTO ARTICOLO