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Roma, 20 agosto 2002
Circolare n. 108/2002
Oggetto: Lavoro – Patto per l’Italia del 5.7.2002.
Come
è noto, il 5
luglio scorso è stato sottoscritto a Palazzo Chigi tra il Governo e le parti
sociali (ad eccezione della CGIL) il Patto
per l’Italia – Contratto per il lavoro – Intesa per la competività e
l’inclusione sociale.
Si tratta di
un’intesa programmatica che, ponendosi come obiettivo quello di incentivare l’occupazione attraverso misure rivolte a
stimolare lo sviluppo, definisce le riforme fondamentali su tre temi strategici:
lavoro, fisco e Mezzogiorno. Dal lato delle imprese gli aspetti di maggior
interesse riguardano la riduzione della pressione fiscale, che dovrebbe
scattare già dal prossimo anno, nonché
l’individuazione di una serie di interventi per rendere più flessibile il
mercato del lavoro (dalla famosa questione dell’art. 18 dello Statuto dei
lavoratori, alla riforma dal collocamento; dalla modifica della disciplina sulla
cessione di ramo di azienda, alla riforma degli ammortizzatori sociali).
Nessuna delle misure
previste dal Patto è immediatamente operativa necessitando
di specifici provvedimenti legislativi, alcuni dei quali, come quelli sul fisco
e sul lavoro, sono già in discussione in Parlamento (disegni di legge delega Tremonti e Maroni). Per agevolare l’approvazione di tali
provvedimenti è stato convenuto che su alcuni temi (tra cui emersione del
lavoro nero, trasferimento d’azienda, riforma del processo del lavoro,
arbitrato e nuovo Statuto dei lavori)
dovranno intervenire specifici avvisi
comuni tra la parti sociali. Il primo avviso comune è già stato sottoscritto
il 24 luglio e riguarda l’emersione dell’economia sommersa. Si sottolinea come l’accordo in esame si ponga nel segno della
continuità con il Protocollo del 23 luglio 1993, richiamandone espressamente le
disposizioni in materia di politica dei redditi. Risulta
pertanto confermato il meccanismo introdotto da quel Protocollo nei rinnovi
contrattuali per far si che gli aumenti delle retribuzioni siano in linea con
gli andamenti inflazionistici.
Si evidenziano di
seguito gli aspetti principali del Patto per l’Italia.
Fisco – Il Governo si è impegnato a ridurre dal 2003 la pressione fiscale
sulle imprese reperendo le risorse nella prossima
manovra finanziaria. In particolare gli interventi consisteranno nella:
§
riduzione di almeno due punti dell’aliquota IRPEG che pertanto
passerà dal 36% al 34%
§
riduzione della componente lavoro
dalla base imponibile dell'IRAP.
Nell’ambito del
disegno di legge delega sulla riforma fiscale saranno inoltre previsti l’alleggerimento
dei livelli di tassazione delle operazioni straordinarie (fusioni, ristrutturazioni,
ecc.), una contabilità semplificata per le piccole e medie imprese in materia di IVA nonché un concordato
triennale preventivo per l’imposizione sul reddito di impresa e di lavoro
autonomo.
Inoltre, per quanto
concerne le famiglie, è stata prevista una riduzione dell’IRPEF, da realizzarsi
anch’essa dal 2003, che sarà concentrata sui redditi
compresi fino a 25 mila euro.
E’ stato infine
convenuto di attivare uno specifico tavolo di confronto tra Governo e parti
sociali con il compito di seguire la progressiva attuazione della riforma
fiscale.
Lavoro – Prendendo spunto dal Libro
Bianco presentato negli scorsi mesi dal Ministro del Lavoro, è stato
concordato un ventaglio di interventi su alcuni dei
principali istituti del mercato del lavoro.
In particolare:
§
collocamento – la riforma del collocamento si
baserà, da un lato, sul potenziamento dell’attuale sistema informativo
attraverso la creazione di una banca dati dei lavoratori attivi e di quelli in
cerca di lavoro e, dall’altro lato, su un maggior coinvolgimento dei privati
nell’attività di mediazione (incontro tra domanda ed offerta, selezione,
formazione, ricollocazione dei lavoratori disoccupati, ecc.);
§
ammortizzatori sociali
– sarà allargato il campo di applicazione degli ammortizzatori sociali fermo
restando, per i settori a cui già si applicano, l’attuale sistema basato su
cassa integrazione (ordinaria e straordinaria) e mobilità; l’estensione sarà
rimessa all’autonomia collettiva dei singoli settori interessati, che potranno
decidere di autofinanziare un sistema su misura da
far gestire da organismi bilaterali; per incentivare l’estensione degli
ammortizzatori il Governo si è impegnato a prevedere sgravi sui contributi
versati dalle aziende;
§
disoccupazione – il Governo si è impegnato a
rafforzare l’istituto dell’indennità di disoccupazione (spettante, come è noto,
ai lavoratori licenziati dalle imprese di qualsiasi settore); in particolare
l’indennità sarà incrementata sia sotto l’aspetto della durata (da 6 a 12 mesi)
che dell’ammontare: dall’attuale 40% dell’ultima retribuzione per l’intero
periodo, si passerà al 60% per i primi sei mesi per poi scendere al 40% e al
30% per i due trimestri successivi;
§
licenziamenti – sono state concordate le
modifiche da apportare in via sperimentale per un triennio all’art. 18 della
legge 300/70 che, come è noto, obbliga le imprese con oltre 15 dipendenti a
reintegrare il lavoratore ingiustamente licenziato; la soluzione adottata
prevede che, per determinare la soglia dimensionale otre cui scatta l’obbligo
di reintegro, non si computeranno nel numero dei dipendenti tutte le nuove
assunzioni (a tempo indeterminato, sia a orario pieno che part-time, o con
contratto di formazione e lavoro) effettuate nell’arco di tre anni;
§
Statuto dei lavori – è stato confermato l’obiettivo,
già dichiarato nel citato Libro Bianco, di rivedere l’attuale ordinamento del
lavoro definendo un nuovo Statuto dei
lavori per bilanciare la tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori con
le esigenze di flessibilità delle imprese;
§
cessione di ramo d’azienda – è stato convenuto di promuovere un avviso comune che fissi le linee di riforma dell’attuale disciplina
in materia di cessione di ramo d’azienda (D.LGVO
18/2001) al fine di renderla più aderente alla normativa comunitaria; ciò
dovrebbe alleggerire la regolamentazione in vigore favorendo i processi di esternalizzazione.
Mezzogiorno – Sono state tracciate le linee fondamentali di un’azione
straordinaria per il Mezzogiorno volta a conseguire
un tasso di crescita significativamente e stabilmente superiore a quello medio
dell’Unione Europea e del resto del Paese, nonché un
aumento del tasso di occupazione del 60% entro il 2008.
A tal fine sono
state indicate alcune priorità, come la diminuzione del gap infrastrutturale,
il rifinanziamento e la semplificazione dei
principali strumenti di incentivazione agli
investimenti (in particolare legge 488/92 sulle aree depresse), la facilitazione
dell’accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese, lo sviluppo
delle attività di ricerca, la definizione di un efficace sistema di formazione
professionale, la prevenzione e il contrasto della criminalità, in particolare
nelle assegnazioni degli appalti per la realizzazione delle grandi opere.
Con riferimento al capitolo
infrastrutture il Governo si è impegnato a dare attuazione agli
interventi indicati dalla legge obiettivo
ed ha confermato l’avvio entro 36 mesi della procedura di costruzione del Ponte
nello stretto di Messina.
f.to dr. Piero M. Luzzati |
Per riferimenti confronta circ.ri conf.li n.186 e 149 del 2001 |
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Allegato uno |
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M/n |
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consentita esclusivamente alle organizzazioni aderenti alla Confetra. |
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI
MINISTRI
Patto per l’Italia - Contratto per
il Lavoro
Governo e parti sociali assumono quali
obiettivi alti e condivisi del presente accordo quelli definiti per tutti i
Paesi dell’Unione Europea dai Vertici di Lisbona e di Barcellona, secondo i
quali dinamismo economico e giustizia sociale devono procedere di pari passo. Nella economia della conoscenza le ragioni della
competitività e della inclusione sociale tendono a convergere nel comune
obiettivo della valorizzazione delle risorse umane in primo luogo attraverso
l’incremento dei tassi di occupazione regolare, il cui livello medio in Europa
dovrà raggiungere il 70% entro il 2010.
L’Italia è il Paese in Europa con il più basso livello di occupazione e con i maggiori squilibri territoriali e di
genere.
L’organizzazione di un mercato del lavoro moderno, trasparente ed
efficiente, l’emersione del lavoro sommerso, le politiche dell’educazione e
della formazione, la riduzione della pressione fiscale sui redditi medio-bassi costituiscono le azioni
convergenti per produrre una più tempestiva traduzione della crescita economica
in nuovi e migliori posti di lavoro.
Lo sviluppo economico e la crescita dell’occupazione nel
Mezzogiorno oltre i livelli medi nazionali costituiscono la misura principale
del successo delle politiche condivise in questo documento.
La competitività dell’intero sistema Paese si realizza attraverso la
rimozione degli ostacoli alla nuova occupazione, orientando così gli
investimenti alla innovazione dei prodotti, alla
formazione del capitale umano e alla crescita delle imprese.
Le riforme qui negoziate sono quindi tutte rivolte a stimolare i
consumi e lo sviluppo nonché a promuovere una società
più attiva e dinamica, più equa in termini di inclusione sociale e di
integrazione territoriale, più moderna in termini di regole, di istituzioni e
di servizi di pubblica utilità.
Il Governo e le parti sociali convengono che una efficace politica dei redditi, secondo quanto previsto
dal Protocollo del 23 luglio 1993, è lo strumento principale per dare stabilità
e forza alla crescita economica, assicurare il perseguimento dell’equilibrio
della finanza pubblica compatibilmente con gli impegni del Patto di stabilità e
di crescita così come in ultimo definiti nel Consiglio Europeo di Siviglia,
salvaguardare il potere d’acquisto delle retribuzioni, conseguire
l’innalzamento del tasso di occupazione secondo quanto deciso dal Consiglio
Europeo di Lisbona.
La politica dei redditi derivata dagli accordi del 1992 e
del 1993 ha contribuito a controllare la dinamica del
tasso di inflazione e a realizzare il risanamento finanziario, condizioni fondamentali
per garantire un sano e duraturo sviluppo del reddito e dell’occupazione. Tali
accordi si sono rivelati uno strumento importante per condurre l'Italia
nell’Unione Economica e Monetaria.
L'accordo sulla politica dei redditi e di coesione sociale
che si realizza oggi dovrà accompagnare il conseguimento degli obiettivi di
Barcellona e di Lisbona realizzando una virtuosa convergenza tra crescita
economica, competitività, incremento dell’occupazione e inclusione sociale.
La riduzione del tasso di inflazione
verso i livelli medi europei è destinata a continuare nel 2003. Obiettivo del
Governo è quello di rafforzare questa tendenza individuando tassi di inflazione programmati in linea con gli andamenti
dell’economia e con i risultati da perseguire. Il Governo concorre al
contenimento dell’inflazione attraverso comportamenti coerenti in materia di
tariffe, prezzi e salari, attivando gli organi istituzionali preposti, nei
limiti delle competenze di legge e delle regole di mercato. Il miglioramento
della produttività e la progressiva riduzione del cuneo fiscale sul lavoro
potranno contribuire ulteriormente a fare crescere il reddito disponibile delle
famiglie.
Le parti prendono atto del quadro macroeconomico e di
finanza pubblica illustrato dal Governo ai fini della predisposizione del DPEF
2003-2006 e convengono sugli obiettivi di crescita del PIL e del tasso di occupazione. Il Governo si impegna
ad assicurare le risorse necessarie ad avviare la riforma fiscale e quella
degli ammortizzatori sociali, a realizzare i previsti interventi nel
Mezzogiorno, a rilanciare la ricerca e l’innovazione, a finanziare la riforma
del sistema scolastico e formativo e le politiche attive per l’occupazione.
In questo quadro, la riforma fiscale in esame al Parlamento assume per
il Governo il carattere di elemento propulsivo dello
sviluppo, stimolando i consumi e la crescita e avviando un processo di riduzione
del carico fiscale sulle persone, sulle famiglie e sulle imprese. Il Governo si impegna quindi:
• a dare priorità alla riduzione della tassazione personale, sia nei
tempi sia nel volume di riduzione del prelievo, nell’ambito delle risorse che
annualmente si renderanno disponibili con la manovra di finanza pubblica;
• a ricavare nell’ambito della prossima manovra finanziaria a) per il
2003, almeno 5,5 miliardi di euro da destinare ad un
primo importante avvio di riforma della tassazione personale, concentrato sui
redditi compresi tra 0 e 25mila euro, b) le risorse per consentire dal 2003 una
riduzione pari ad almeno due punti di aliquota dell’imposta sulle persone giuridiche,
c) disponibilità finanziarie pari a 500 milioni di euro per avviare sin dal
2003 –nel presupposto del necessario accordo con le Regioni per evitare effetti
di duplicazione- la riforma dell’IRAP, iniziando dalla riduzione nella base
imponibile della componente delle retribuzioni;
• a privilegiare, coerentemente
all’attuazione della riforma, quegli aspetti che sono produttivi di benefici
diretti verso le fasce di reddito medio–basse, in considerazione anche dei
contemporanei processi di emersione. In particolare, tali benefici, nonché il perseguimento di una vera progressività, saranno realizzati
attraverso deduzioni e trasferimenti specifici correlati in tendenza alla
soglia di povertà e quindi valevoli in prevalenza per i redditi bassi;
• a garantire, in sede di attuazione
e compatibilmente con lo schema sopra delineato, che la riforma tenga in debita
considerazione la condizione familiare del contribuente attraverso un
accrescimento delle relative deduzioni (e, quindi, della soglia esente), nonché
la loro modulazione in base alla numerosità dei carichi di famiglia ed alla
condizione reddituale personale;
• a riconoscere una specifica deduzione per i lavoratori
dipendenti e per i pensionati che forfettizzi i costi
per spese di produzione del reddito, anch’essa modulata in base al reddito
complessivo del lavoratore;
• a garantire un livello di esenzione
per i soli percettori di redditi da pensione non inferiore all’attuale livello
minimo stabilito dal Governo (516 euro al mese);
• ad applicare le norme sulla “capitalizzazione
sottile” (thin capitalisation)
in termini compatibili con le caratteristiche del sistema produttivo italiano,
tenendo conto dei livelli di coinvolgimento del patrimonio individuale del
titolare e dei soci;
• a definire modi e livelli di tassazione delle operazioni
straordinarie più favorevoli rispetto a quelli inerenti il
regime della tassazione ordinaria;
• ad introdurre una contabilità semplificata per le
piccole e medie imprese con riferimento alla normativa IVA nonché
il concordato triennale preventivo per l’imposizione sul reddito di impresa e
di lavoro autonomo;
• a garantire l’invarianza
dell’attuale carico fiscale per il settore agricolo in materia di IVA e di IRAP per il 2003, in attesa della più completa
riforma del regime impositivo, ferma restando
l’esecuzione del credito di imposta per il 2002, secondo la formulazione
concordata;
• a predisporre strumenti di monitoraggio e controllo del
livello della pressione fiscale locale, insieme agli enti territoriali, sul
modello del patto di stabilità interno, per raggiungere l’obiettivo di una
riduzione del carico tributario complessivo;
• ad avviare, in occasione della
predisposizione delle manovre di finanza pubblica nelle quali dovrà essere
fissato la progressiva attuazione della riforma, un tavolo di confronto
specifico sul tema della riforma fiscale.
Sono allegate al presente documento alcune esemplificazioni relative a specifiche figure di contribuente.
Le parti convengono che nel mese di settembre l’apposita
sessione di politica dei redditi sarà dedicata anche ad un confronto sulle
misure applicative che il Governo intende trasporre nella Legge Finanziaria
2003.
Lo Stato Sociale per il lavoro (Welfare to Work) comprende tutti gli
strumenti che sono rivolti a incoraggiare e assistere
il cittadino nel suo inserimento o reinserimento nel mercato del lavoro, allo
scopo di conseguire gli obiettivi dei Consigli Europei di Lisbona e di
Barcellona.
Il Libro Bianco descrive come in Italia chi cerca un lavoro è nei fatti lasciato a se stesso:
• inadeguatezza del livello culturale medio della popolazione: il 20%
della classe di età 15-65 anni possiede solo la licenza
elementare o non ha alcun titolo di studio e meno del 38% possiede solo la
licenza media;
• totale carenza dei servizi di incontro tra
domanda e offerta (solo il 4% dei rapporti di lavoro passa oggi per il collocamento);
• insufficienza e inefficacia diffusa della pur consistente spesa per
formazione anche a causa del carente monitoraggio dei fabbisogni del mercato del lavoro;
• spesa sociale prossima alla media europea ma integrazioni al reddito
del disoccupato disomogenee e scollegate da diritti e doveri per il
reinserimento lavorativo.
Inoltre, il Piano Nazionale per l’Occupazione per il 2002, accogliendo
le indicazioni dell’Unione Europea, individua come azioni prioritarie delle
politiche per l’occupazione una più elevata preparazione culturale e
professionale dei giovani e degli adulti, in modo da renderne più agevole
l’ingresso e la permanenza nel mondo del lavoro, ribadendo
il nesso tra istruzione e formazione da un lato e inclusione sociale e occupabilità dall'altro.
2.1. Servizi
per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro
Il Governo intende realizzare entro l’anno un moderno ed efficiente
sistema di servizi pubblici e privati tra loro collegati da un sistema
informativo per il lavoro (Rete dei Servizi al Lavoro):
- riordino delle regole del collocamento, mediante rafforzamento
dell’anagrafe del lavoratore, definizione dello stato di disoccupazione, dei
modi per acquisirlo e per perderlo, e dei connessi diritti e doveri (colloquio di orientamento e proposta di formazione o di lavoro entro
tempi certi). Le misure sono contenute nel decreto legislativo prossimo
all’esame del Parlamento;
- diffusione dei servizi privati e privato-sociali, che
potranno svolgere, a determinate condizioni, tutte le tipologie di servizio al
mercato del lavoro (incontro tra domanda e offerta, selezione, formazione,
ricollocazione, lavoro interinale, ecc.). Le misure sono
contenute nel DDL 848 che privilegia e incoraggia la gestione
di questi servizi anche a cura delle stesse parti sociali;
- attivazione della Rete dei Servizi al lavoro, inclusa una “borsa”
continua del lavoro, collegando Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali,
enti previdenziali e servizi all’impiego nel territorio (pubblici, privati e
privato-sociali), sulla base di un nuovo progetto atto
a produrre una banca dati dei lavoratori attivi ed in cerca di lavoro e
coerente con le competenze delle Regioni.
La riforma del sistema delle “tutele
attive”, necessariamente graduale e a carattere pluriennale, ha
l’obiettivo di incoraggiare e assistere il lavoratore nel processo di
reinserimento nel mercato del lavoro. Si deve, pertanto, realizzare un circolo
virtuoso tra sostegno al reddito, orientamento e formazione professionale,
impiego e autoimpiego che rafforzi così la tutela del
lavoratore in situazione di disoccupazione involontaria, ne riduca il periodo
di disoccupazione, ne incentivi un atteggiamento
responsabile ed attivo verso il lavoro.
Questo nuovo sistema di “tutele
attive”dovrà assicurare:
- una maggiore equità, attraverso una migliore
corrispondenza tra contribuzioni e prestazioni;
- un miglioramento complessivo del grado di tutela
economica garantita al lavoratore disoccupato involontario, sia sotto il
profilo della misura dell’indennità sia della durata della corresponsione;
- una stretta correlazione tra erogazione dei sussidi e
diritti-doveri del disoccupato, attraverso verifiche periodiche circa
l’effettivo stato di disoccupazione involontaria, l’immediata disponibilità e
adesione ad attività di formazione, ad altra misura o
occasione di lavoro secondo modalità definite, prevedendo la perdita di
benefici in carenza di queste condizioni;
- una tutela di ultima istanza legata a particolari condizioni di
disagio.
Le iniziative previste da questa riforma saranno coerenti
con il nuovo quadro istituzionale definito dal rinnovato Titolo V della
Costituzione.
Gli obiettivi finali della riforma dovranno garantire:
a) una protezione generalizzata ed omogenea dei
disoccupati involontari;
b) protezioni
integrative, aggiuntive o sostitutive, liberamente concordate fra le parti
sociali ai più vari livelli, con prestazioni autofinanziate
e gestite da organismi bilaterali di natura privatistica;
c)
contenimento del costo del lavoro determinato dal prelievo contributivo
complessivamente connesso ai vari schemi di sostegno al reddito nei limiti
massimi attuali e dalla razionalizzazione dei benefici garantiti dalla
protezione di base: ciò anche allo scopo di liberare risorse per il
finanziamento della protezione integrativa.
L’assetto finale verrà conseguito
con un graduale processo di razionalizzazione e di riordino degli strumenti
esistenti e compatibilmente con le risorse finanziarie che si renderanno disponibili.
2.4. Le prime
misure
A questo fine un primo intervento consiste nella rapida
attuazione, con il concorso delle parti sociali, dei principi contenuti nel DDL
848bis volti a razionalizzare gli istituti attuali, superando sprechi ed
inefficienze, e a collegare strettamente integrazioni al reddito, servizi di orientamento, formazione come altre misure di inserimento
nel mercato del lavoro, anche attraverso gli organismi bilaterali, valutando il
possibile concorso di risorse derivanti dal Fondo Sociale Europeo.
Contestualmente, l’indennità di disoccupazione ordinaria
connessa agli attuali requisiti pieni sarà incrementata nella sua entità e durata
prevedendo:
a. indennità di base che garantisca un sostegno al reddito complessivo
per un periodo continuativo massimo di dodici mesi, con un meccanismo a scalare
che assicuri al lavoratore il 60% dell'ultima retribuzione nei primi sei mesi,
per poi scendere gradualmente al 40% ed al 30% nei due successivi trimestri. A
tal fine, il Governo si impegna a garantire la
necessaria copertura per una spesa di almeno 700 milioni di euro per anno;
b. durata massima complessiva dei trattamenti di disoccupazione non
superiore ai 24 mesi (30 mesi nel Mezzogiorno) nel quinquennio;
c. controllo periodico sulla permanenza nello stato di disoccupazione
involontaria dei soggetti che percepiscono l'indennità;
d. programmi formativi a frequenza obbligatoria per i soggetti che
percepiscono l’indennità, con la certificazione finale del risultato ottenuto,
nel quadro dei piani individuali concordati con i servizi per l’impiego. In
tale prospettiva potranno essere sperimentate a livello provinciale prime forme
di bilateralità che concorrano a definire
l’orientamento formativo;
e. un tavolo negoziale tra Governo, Regioni, Province e parti sociali si
riunirà entro 60giorni dal presente accordo per concertare i modi con cui
collegare efficacemente il sostegno al reddito dei disoccupati con le attività
di formazione e, più in generale, i servizi per l’impiego con i programmi della
formazione in alternanza e continua, fermi restando i principi e le normative
che regolano il funzionamento dei Fondi ex lege
388/200, finanziati dall’accantonamento dello 0,30% del monte salari dei
lavoratori dipendenti. In questo stesso ambito sarà esaminata in via
prioritaria la possibilità di uno specifico rimborso degli oneri derivanti
dalla partecipazione ai corsi di formazione dei cittadini in stato di disoccupazione involontaria, secondo quanto indicato
dall’Unione Europea. Oggetto di verifica da parte del tavolo saranno,
in particolare, i contenuti e l’entità delle misure finanziarie della riprogrammazione di metà percorso del Fondo sociale europeo
(obiettivo 3 ed obiettivo 1) nell’ambito del negoziato con la Commissione
Europea che si svolgerà nel 2003;
f. la perdita del diritto al sussidio nel caso di rifiuto della
formazione, di altra misura o occasione di lavoro, secondo modalità definite, o
di prestazione di lavoro irregolare.
Questa disciplina sostituirà, quindi, il vigente regime
dell’indennità ordinaria di disoccupazione nei settori non agricoli,
preservando l’attuale struttura dei requisiti ordinari di accesso.
Rimarrà altresì inalterato il periodo di copertura relativo
ai contributi “figurativi”.
Per quanto concerne i benefici concessi sulla
base di “requisiti ridotti” appare opportuno un rafforzamento del
principio di proporzionalità tra trattamenti e periodo di contribuzione
connesso ad effettiva prestazione d’opera che adegui tale istituto alle regole
sulla durata massima dei trattamenti sopra definita, anche allo scopo di
promuovere l’emersione di lavoro irregolare e di evitare abusi e distorsioni
che spesso disincentivano il ricorso a rapporti di lavoro a tempo indeterminato.
I rapporti di lavoro a termine partecipano dei benefici sulla base dei
requisiti. Essi saranno, peraltro, monitorati per prevenire il prodursi di una
condizione di cronica precarietà cui dovrà corrispondere una particolare tutela
in termini di servizi reali. Le collaborazioni coordinate e continuative
saranno riformate in termini tali da valorizzare le prestazioni “a progetto” e
in modo tale da confermare, in ogni caso, la loro riconducibilità
all’area del lavoro autonomo (incrementandone il prelievo contributivo), fermo
restando l’impegno ad arginare con adeguata strumentazione il fenomeno delle
collaborazioni fittizie, che andranno, invece, correttamente ricondotte, anche
in virtù di un potenziamento dei servizi ispettivi, a fattispecie di lavoro
subordinato sulla base di criteri oggettivi; così ricollocate, esse
parteciperanno delle diverse regole generali.
Per quanto attiene all’avvio del secondo livello di tutela, integrativo
e volontariamente promosso dalle parti sociali, verranno
definite forme di incentivazione adeguate per i contributi delle imprese.
Nell’ambito del processo di riforma saranno realizzate forme di
contabilità separata per settore produttivo allo scopo di stimolare la
responsabilità degli attori sociali e l’equilibrio tra contribuzioni
obbligatorie e prestazioni in ciascun settore attraverso la trasparenza
contabile. Completata la razionalizzazione delle prestazioni e comunque non prima del 1° gennaio 2004, saranno definite per
ciascun settore –attraverso un preventivo accordo tra le organizzazioni maggiormente
rappresentative dei lavoratori e dei datori di lavoro di ciascun settore- una
contribuzione di equilibrio nonché una contribuzione di solidarietà destinata a
concorrere al finanziamento dei settori in disavanzo. Il livello di tale
contribuzione di solidarietà a carico di ciascun
settore sarà fissato anche proporzionalmente alla consistenza numerica degli
assicurati e alle prestazioni di cui beneficia il settore. In ogni caso, il
livello contributivo obbligatorio (contribuzione di equilibrio
più contribuzione di solidarietà) non potrà essere superiore –per i settori in
attivo- a quello attuale in rapporto alle prestazioni erogate. La riforma ha, infatti,
lo scopo di produrre attraverso una gestione più responsabile dei sussidi alla
disoccupazione nell’ambito di ciascun settore la progressiva riduzione tanto
dell’aliquota di equilibrio quanto della contribuzione
di solidarietà.
I settori produttivi, in particolare quelli che non usufruiscono di ammortizzatori sociali integrativi o sostitutivi
dell’indennità di disoccupazione, promuoveranno la gestione, attraverso accordi
collettivi e mediante propri organismi bilaterali, di prestazioni integrative o
sostitutive del livello di base. Tali settori potranno, sulla base degli
accordi tra le parti, richiedere la gestione separata del livello di base,
ferma restando la contribuzione di solidarietà. L’accordo definito il 20 maggio
2002 dalle organizzazioni maggiormente rappresentative delle aziende artigiane
e dei loro dipendenti costituisce un utile riferimento
per l’ulteriore negoziato tra le parti del settore e per il consolidamento
delle esperienze in atto negli enti bilaterali, anche attraverso strumenti
normativi.
2.5. Il
riordino degli incentivi
Il riordino degli incentivi sarà orientato
prioritariamente alla promozione dei contratti a
contenuto misto con certificazione dell’attività formativa da parte degli
organismi bilaterali; al reinserimento dei disoccupati di lungo periodo; alla
promozione di strumenti che possano facilitare la mobilità del lavoro, anche al
fine di accompagnare i processi di localizzazione produttiva; all’inclusione
delle donne nel mercato del lavoro e, più in generale, all’incremento
dell’occupazione, anche autonoma e imprenditoriale, nel Mezzogiorno.
Le iniziative previste da questa riforma saranno coerenti
con il nuovo quadro istituzionale definito dal rinnovato Titolo V della
Costituzione.
2.6. Misure
temporanee e sperimentali per l’occupazione regolare e la crescita dimensionale delle imprese
Governo e parti sociali condividono il testo di delega al
Governo allegato al presente documento che contiene misure temporanee e
sperimentali a sostegno dell’occupazione regolare e della crescita dimensionale
delle imprese.
La norma proposta ha lo scopo di
promuovere nuova occupazione regolare attraverso misure sperimentali - e perciò
temporanee – che hanno l’obiettivo di incoraggiare la crescita dimensionale
delle piccole imprese.
Secondo i dati del censimento Istat 1996 le imprese fra i 10 ed i 15 addetti erano 87.515, con
riferimento all’industria ed ai servizi, ed occupavano 865.000 dipendenti.
Nella fascia dimensionale successiva, cioè 16-19, le
imprese scendevano a 27.490 per un totale di 419.600 dipendenti. Appare
evidente che nella classe dimensionale 10-19 addetti oltre i due terzi delle
imprese si colloca nella fascia sotto i 15 dipendenti e che in quest’ambito l’occupazione è doppia rispetto alla dimensione
oltre il 15.
Tale situazione appare confermata dai dati INPS disponibili per il 1998.
Il numero delle imprese nella classe di ampiezza 10-19
era di poco superiore alle 90mila, per un totale di oltre 1,2 milioni di
dipendenti. Tra queste imprese quelle che insistono nella classe 10-15 sono
quasi il 76% (quasi 70.000) per un totale di oltre 840mila dipendenti.
Più volte le parti sociali hanno concordato con il Governo
il “non computo” di alcune categorie di lavoratori
(tendenzialmente i nuovi assunti) ai fini della individuazione del campo di
applicazione dello Statuto dei Lavoratori, o comunque hanno accettato - per
incrementare i livelli di occupazione ovvero contrastare situazioni di crisi
occupazionale - che questi occupati aggiuntivi non dovessero essere calcolati,
in modo tale da consentire che alle aziende interessate, se inferiori in
partenza ai 16 dipendenti, continuasse ad applicarsi la normativa vigente per
quella dimensione d’impresa.
Tali accordi sono stati tradotti in altrettante norme di
legge che hanno interessato i contratti di formazione e lavoro nel 1984, i
contratti di apprendistato nel 1987, i contratti di
reinserimento nel 1991, i lavoratori interinali nel 1997 e i lavoratori
socialmente utili (LSU) nel 2000.
Anche in questo caso la norma ripropone
la formula del “non computo”, riferendola a tutti i contratti di lavoro ma limitandola
- in via sperimentale - ad un arco di tempo triennale e, per quanto riguarda lo
Statuto dei Lavoratori, al solo art. 18. A differenza delle normative e degli
accordi sopra citati essa non riguarda infatti i
diritti sindacali. La misura proposta verrà
strettamente monitorata e la sperimentazione si concluderà con una verifica congiunta
del Governo con le parti sociali sugli effetti prodotti in termini di maggiore
occupazione e di crescita dimensionale delle imprese.
In conclusione, la norma proposta non modifica in alcun
modo le tutele di cui dispongono attualmente i
lavoratori italiani né la disciplina che oggi si applica alle diverse categorie
d’impresa. Essa, per contro, rappresenta una misura promozionale per incentivare nuove assunzioni regolari a favore di soggetti
che attualmente sono esclusi da ogni tutela a partire dal vero bene primario
che è il diritto al lavoro.
Le eventuali ulteriori iniziative
legislative conseguenti a questa sperimentazione saranno definite sulla base di
un necessario avviso comune tra le parti sociali.
La norma proposta non trova logica applicazione al
pubblico impiego.
2.7. Il
sostegno al reddito di ultima istanza
Il sistema di sostegno al reddito verrà
completato da uno strumento di ultima istanza, caratterizzato da elementi solidaristici e finanziato dalla fiscalità generale.
La sperimentazione del reddito minimo di
inserimento ha consentito di verificare l’impraticabilità di individuare
attraverso la legge dello Stato soggetti aventi diritto ad entrare in questa
rete di sicurezza sociale. Appare perciò preferibile realizzare il cofinanziamento, con una quota delle risorse del Fondo per
le politiche sociali, di programmi regionali, approvati dall’amministrazione
centrale, finalizzati a garantire un reddito essenziale ai cittadini non
assistiti da altre misure di integrazione del reddito.
L’amministrazione centrale avrà un ruolo di coordinamento
e di controllo sull’andamento e sui risultati dei programmi medesimi.
L’eventuale prosecuzione dell’esperimento relativo al
reddito minimo di inserimento dovrà essere coerente con le finalità sopra descritte
e con gli obiettivi di contrasto dell’economia sommersa.
2.8. Il dialogo sociale
Il Governo conferma l’obiettivo dichiarato nel Libro Bianco di definire,
a completamento delle riforme in corso, uno Statuto dei Lavori che si configuri
come un testo unico sulla legislazione del lavoro e a questo scopo istituisce
una Commissione di alto profilo scientifico per
predisporne i relativi materiali. Esso assume l’impegno di convocare entro
l’anno le parti sociali per avviare il confronto che dovrà accompagnare tutto
il processo di elaborazione e di decisione relativo a
questo atto fondamentale.
Il Governo e le parti sociali si impegnano a
verificare congiuntamente i possibili contenuti di riforma del processo del
lavoro allo scopo di dare ad esso tempi più certi nell’interesse dei datori di
lavoro e dei lavoratori. Le parti sociali avvieranno altresì un confronto
diretto finalizzato a produrre un avviso comune su forme condivise di
conciliazione e di arbitrato.
Il Governo si impegna a tradurre nelle conseguenti
iniziative di legge queste intese per cui proporrà nel frattempo la
soppressione dell’art. 4 del DDL 848bis.
Governo e parti sociali, inoltre, concordano di effettuare
una ulteriore fase di confronto sui temi del lavoro nel momento della redazione
dei decreti legislativi conseguenti alle leggi delega. La delega relativa alla revisione della disciplina in materia di
“cessione di ramo d’azienda” sarà emendata nei termini previsti dal testo
allegato. Su questo tema sarà comunque richiesto alle
parti sociali di produrre un avviso comune in tempi coerenti con l’esame
parlamentare.
Il Governo si impegna a promuovere entro il mese
di luglio una apposita sede di confronto con le parti sociali dedicata ai temi
delle politiche sociali. Più in generale, la spesa sociale costituisce materia
di necessario confronto con le parti sociali in relazione a
tutte le misure che la riguardano, garantendo comunque che la prossima legge
finanziaria non dovrà prevedere riduzione della spesa sociale rispetto allo
scorso anno.
L’avviso comune richiesto alle parti sociali allo scopo di promuovere ulteriori iniziative per l’emersione dell’economia sommersa
sarà recepito dal Governo attraverso gli atti necessari.
3. Investimenti e Occupazione nel Mezzogiorno
Il Governo e le parti sociali concordano sull’importanza
da assegnare al tema dello sviluppo economico e sociale del Mezzogiorno che
assume una valenza prioritaria nell’ambito della politica economica nazionale e
di quella comunitaria di coesione. Solo con una particolare attenzione alla
politica e agli strumenti di intervento nel
Mezzogiorno è possibile realizzare, da un lato, gli obiettivi di riequilibrio
territoriale che ispirano la politica europea di coesione economica e sociale,
dall’altro lato, gli obiettivi di crescita occupazionale stabiliti con la
strategia di Lisbona e, più recentemente, nelle conclusioni del Consiglio
Europeo di Barcellona ed assunti nel Piano Nazionale d’Azione per l’Occupazione
2002.
Il Governo e le parti sociali concordano nel considerare
essenziale il coordinamento fra Amministrazione centrale e Regioni alla luce
delle recenti riforme costituzionali.
Il Governo e le parti sociali adottano come obiettivo
della loro intesa quello di conseguire, coerentemente con il Programma
comunitario obiettivo 1, un tasso di crescita del Mezzogiorno
significativamente e stabilmente superiore a quello medio dell’Unione Europea e
del resto del Paese. Unitamente a ciò, obiettivo dell’intesa è quello di
conseguire, entro il 2008, un aumento del tasso di attività
fino al livello del 60 per cento, coerente con il corrispondente incremento del
tasso di occupazione indicato nel DPEF 2003-2007. Tali obiettivi richiedono una
forte crescita della competitività dell’area da realizzarsi attraverso
investimenti pubblici di qualità e interventi per l’attrazione degli
investimenti che accrescano l’accumulazione privata e
la produttività.
Priorità dell’azione di Governo -che nasce dalla certezza
che la competitività di ogni sito e territorio deriva
dalle sue infrastrutture, materiali e immateriali- è la diminuzione sostanziale
del gap infrastrutturale, con una particolare attenzione per i trasporti e la
logistica, per il settore idrico ed energetico e per la ricerca e innovazione.
A questa priorità sono volti l’impegno comune con le Regioni e l’adozione di
regole concorrenziali e incentivanti nuove nell’allocazione e nell’impiego
delle risorse.
Ulteriore priorità è costituita dall’attrazione degli investimenti nell’area,
anche attraverso l’utilizzo dei Contratti di Programma. A tal fine occorre
dotare il Mezzogiorno di una capacità di offrire, in un quadro generale di
condizioni di sicurezza, siti attrezzati e procedure semplificate.
Altre priorità sono il potenziamento e la semplificazione
dei sistemi di incentivazione, nonché le azioni volte
ad accrescere la cultura di impresa e la cooperazione progettuale all’interno
degli insediamenti produttivi, a sostenere uno sviluppo del sistema turistico
orientato ad un’offerta di qualità, a promuovere investimenti di recupero,
apertura e valorizzazione dei beni culturali e ambientali.
Punto di riferimento di tale azione rimane la politica di
coesione economica e sociale dell’Unione Europea, costituita dalla politica
regionale (e dai suoi strumenti operativi, i fondi strutturali), dai riflessi
sulla politica di coesione delle altre politiche (la concorrenza, i trasporti,
la ricerca, la politica agricola comune) e da azioni di incentivazione.
Il miglioramento nelle comunicazioni, materiali e virtuali, nella logistica e
sicurezza, nella ricerca e formazione, nella valorizzazione del patrimonio
culturale e naturale, è indispensabile per un’accelerazione significativa
della produttività e degli investimenti.
Il Governo e le parti sociali condividono il principio che
l’importanza riservata al Mezzogiorno significa garantire non solo risorse
finanziarie nel quadriennio di programmazione, ma anche l’operatività degli
strumenti di spesa, la qualità della stessa e la coerenza interna
di tutte le decisioni di governo. Nella Relazione predisposta annualmente per
il Parlamento si darà conto dei progressi e dei risultati ottenuti sia dalle azioni direttamente rivolte al Mezzogiorno, sia
dalle politiche nazionali, e ne verrà preventivamente data informazione alle
parti sociali.
Per quanto riguarda le “risorse aggiuntive” rivolte al
Mezzogiorno, il Governo e le parti sociali concordano sulla necessità, già
nella prossima Legge Finanziaria (Tab. D), di
mantenere il flusso di nuove risorse da destinare a
investimenti pubblici e incentivi nelle aree depresse in una percentuale del
PIL almeno pari a quella media degli ultimi anni. A tali risorse
vanno aggiunte quelle risorse da destinare al cofinanziamento
degli interventi dei fondi strutturali.
Si conferma l’obiettivo programmatico di accrescere la
quota media di spesa in conto capitale destinata al Mezzogiorno portandola ad
un valore medio del 45% del totale della spesa nel
periodo 2002-2008, secondo lo schema finanziario unico già utilizzato nel DPEF
2002-2006.
Il Governo si impegna ad
assicurare, in linea con gli impegni di addizionalità
del Programma comunitario 2000-2006, che la quota di risorse ordinarie
destinata agli investimenti nel Mezzogiorno sia non inferiore al 30% del totale
della spesa del settore pubblico allargato (che include, fra gli altri,
Ferrovie dello Stato, ANAS e gli altri enti preposti alla realizzazione delle
infrastrutture). La quota del 30 per cento si applica sia alle assegnazioni che
all’effettiva erogazione di risorse.
Governo e parti sociali convengono che la modernizzazione
delle Amministrazioni centrali e regionali responsabili per l’utilizzo dei
fondi aggiuntivi (comunitari e nazionali) e ordinari deve
procedere speditamente, come condizione indispensabile per il conseguimento
degli obiettivi concordati. A ciò dovrà concorrere la rigorosa attuazione dei
meccanismi premiali del Programma comunitario
Con riguardo alle Intese istituzionali di programma e ai
relativi Accordi di programma quadro, strumenti di gestione dei flussi
finanziari per gli investimenti pubblici, il Governo si impegna
a rafforzare il monitoraggio del loro stato di attuazione, delle fonti di
finanziamento, dei poteri sostitutivi attivati o attivabili. Particolare
attenzione verrà posta nella verifica dello stato di
attuazione degli studi di fattibilità e nella loro traduzione in progetti
concreti.
Il Governo, nell’ambito delle attività relative
alla programmazione negoziata, si impegna a favorire, con il concorso
delle parti sociali, l’effettiva operatività della regionalizzazione
dei Patti Territoriali, prevedendo una più precisa regolamentazione degli
stessi attraverso gli istituti dell’Intesa Istituzionale di Programma e degli
Accordi di Programma Quadro, sulla base di puntuali criteri economici e
occupazionali prevedendo meccanismi premiali per il partenariato
sociale. Verrà inoltre assicurato il finanziamento dei
residui 11 Patti Territoriali già istruiti.
Il Governo e le parti sociali condividono la scelta
strategica di puntare su politiche in grado di favorire la localizzazione
delle attività produttive nelle aree del Sud. Tale scelta trae la propria forza
dal fatto che tali politiche consentono, da un lato, di rafforzare il tessuto
produttivo meridionale e di favorire processi di agglomerazione
produttiva e, dall’altro lato, di fare sì che l’intervento a favore del Sud si
traduca in azioni i cui benefici ricadano anche sulle imprese del Centro-Nord
che hanno difficoltà nel reperire aree industriali e manodopera qualificata.
Il Governo e le parti sociali sono consapevoli che il
rilancio delle politiche di sviluppo per il Mezzogiorno debba essere volto alla
valorizzazione del settore agricolo ed agroalimentare. Per superare l’attuale frammentazione del
settore, dunque, si incentiveranno i processi di
aggregazione/organizzazione dei soggetti operanti nel sistema, al fine di
favorire forme organizzative innovative di filiera nel territorio, dando piena
attuazione a quanto già previsto dal d.lgs. n.228 del 2001. Si mirerà inoltre a riqualificare i fattori
della produzione ed i servizi, favorendo la crescita dimensionale,
l’ingresso dei giovani, l’accesso all’informatizzazione e l’innovazione di
processo e di prodotto.
Il Governo e le parti sociali individuano nel Tavolo agroalimentare il luogo privilegiato per la definizione di
tutte le politiche di sviluppo per il settore agricolo ed agroalimentare.
In questo quadro si ritiene che la cooperazione possa
rappresentare uno strumento idoneo ad avviare processi imprenditoriali diffusi
e al contempo elemento di forte coesione sociale. Il Governo ritiene che la crescita
del sistema della cooperazione sia una opportunità da
valorizzare.
Il Governo metterà a punto un
programma pluriennale per l’attrazione degli investimenti nel Mezzogiorno, il
cui disegno e attuazione verranno affidati alla società Sviluppo Italia.
Il Governo e le parti sociali individuano nel Contratto di
Programma, ferme restando le attuali finalità, lo strumento di
intervento principale per le nuove politiche a favore della attrazione
di insediamenti produttivi nelle aree meridionali, anche per orientare verso il
Sud i processi di delocalizzazione produttiva in atto
nel resto del Paese. Lo strumento verrà a tale scopo adeguatamente finanziato.
Verranno a questo specifico scopo definite, d’intesa
con le parti sociali, procedure e attribuzioni anche a partire dall’esperienza
della Programmazione negoziata. Attraverso il Contratto di Programma si
potranno attivare anche processi di trasferimento di conoscenze e sapere in
grado di migliorare la qualità dell’offerta di lavoro e la diffusione delle
capacità manageriali. Il tema della valorizzazione
del capitale umano rappresenta difatti un aspetto essenziale da porre alla base
della strategia di sviluppo del Mezzogiorno.
Per incentivare il processo di attrazione di
attività industriali verso il Sud, il Governo si impegna a predisporre
politiche per il rafforzamento, l’individuazione e la predisposizione di aree
attrezzate, dotate anche di un valido complesso di servizi ecologici, al fine
di consentire una consistente abbreviazione delle procedure di Valutazione di
Impatto Ambientale (VIA). Un primo campo di applicazione
sarà rappresentato dalla depurazione delle acque reflue.
Nell’ambito di una generale semplificazione degli
strumenti di incentivazione il Governo sta procedendo
a concentrare nel Mezzogiorno lo strumento del credito d’imposta ex art. 8,
legge 388/2000 per dare certezza finanziaria e renderlo cumulabile con la “Tremonti bis” (L. 383/2001). In
questo modo il credito d’imposta, cumulato con la “Tremontibis”
per un congruo periodo di tempo, diviene così strumento di compensazione per i
maggiori costi del capitale nel Mezzogiorno. In questo quadro, anche gli
incentivi ex lege 488/92, 181/89 e quelli rivolti all’autoimprenditorialità
e all’autoimpiego svolgono un ruolo importante. A
tali strumenti, come a quelli di sostegno alla ricerca e innovazione e
all’imprenditoria femminile, saranno assegnate adeguate risorse finanziarie.
La differenza nei tassi bancari applicati al Sud rispetto
al Nord e la diversa importanza delle garanzie reali per la concessione del
credito finiscono per essere un ulteriore fattore di
svantaggio competitivo per le imprese del Mezzogiorno. Il Governo pertanto provvederà a ristrutturare e potenziare il Fondo di
garanzia, tenendo conto anche delle nuove regole di Basilea, riconducendo a
sistema le diverse istituzioni operanti nel settore e raccordandole meglio al
sistema finanziario. Inoltre, il Governo promuoverà una riforma della legge
fallimentare diretta a rendere più rapido e efficiente
il recupero del credito in modo da ridurre il costo del denaro. Verranno inoltre predisposti meccanismi per coinvolgere le
banche non solo nell’istruttoria, ma anche e soprattutto nell’erogazione del
credito a favore delle imprese beneficiarie degli incentivi.
Il Governo si impegna ad adeguare
la dotazione infrastrutturale del Mezzogiorno ai livelli del resto del Paese,
oltre che attraverso la rapida e qualificata attuazione del Programma comunitario,
attraverso la piena e immediata attuazione della strategia nazionale della
“legge-obiettivo” e delle opere individuate, opportunamente inserite nelle
Intese generali quadro. Il Governo ha individuato un insieme di
azioni strategiche per il Mezzogiorno, sulle quali viene previsto, assieme
alle parti sociali, il monitoraggio sull’attività generale e degli investimenti
del settore pubblico allargato nonché uno più specifico dedicato alle opere più
rilevanti. Le parti sociali, dal canto loro, si impegnano
a realizzare condizioni di organizzazione del lavoro funzionali alla massima
accelerazione delle opere e della spesa.
In particolare l’attività di infrastrutturazione sarà volta:
• all’attuazione organica delle reti idriche, volta a
garantire un approvvigionamento adeguato alle necessità di sviluppo sociale ed
economico;
• a potenziare e ammodernare le reti energetiche nonché a garantire un costo dell’energia conveniente in
grado di fornire a determinati ambiti territoriali un vantaggio competitivo in
grado di favorire il processo di attrazione di attività produttive;
• a migliorare la qualità dell’offerta dei servizi e la
qualità dell’offerta infrastrutturale e delle politiche delle aree urbane;
• a identificare le opere che
sicuramente saranno portate a compimento nel triennio 2003-2005.
Allo stato attuale, si è in grado di assicurare che entro
il 2005 sarà possibile disporre degli interventi sul
sistema integrato dei trasporti delle principali città meridionali (sistema integrato
dei trasporti di Napoli, Bari, Catania e Palermo), sugli assi autostradali Salerno-Reggio Calabria, Palermo-Messina,
Catania-Siracusa-Gela, nonché gli interventi relativi
agli schemi idrici del Mezzogiorno e negli snodi portuali, interportuali ed
aeroportuali del Mezzogiorno previsti nella delibera del CIPE del 21.12.2001, e
quelli che verranno successivamente indicati, in un elenco allegato.
Il Governo, inoltre, conferma l’avvio entro 36 mesi della procedura di
costruzione del Ponte sullo Stretto.
Il Governo si impegna a definire
un sistema di formazione professionale che risponda all’obiettivo di recuperare
le attuali consistenti quote di abbandoni e di insuccessi scolastici, e
consenta l’acquisizione di competenze e di abilità immediatamente spendibili
sul mercato della produzione e del lavoro. Pertanto, una particolare attenzione
sarà data ai corsi di istruzione e formazione
tecnica-superiore, orientati a specializzare giovani e adulti a livello
post-secondario, nonché a sostenere e a rilanciare l’occupazione, con
particolare riguardo ai settori delle tecnologie, dell’informazione e della comunicazione.
Inoltre, sarà data particolare attenzione all’educazione permanente degli
adulti, quale strumento indispensabile ad incrementare il tasso di occupazione.
Il Governo concentrerà investimenti sul versante della
ricerca industriale, sul potenziamento delle strutture scientifiche e
tecnologiche e sulle attività di alta formazione. In
coerenza con le Linee guida per la politica scientifica e tecnologica si procederà ad accrescere e potenziare la sistematica
collaborazione tra le strutture pubbliche di ricerca e il sistema imprenditoriale,
costituendo una rete permanente scienza-innovazione-industria-commercio-turismo,
per aumentare la capacità delle imprese di trasformare le conoscenze e le
tecnologie in prodotti e processi a maggior valore aggiunto. Ciò consentirà da
una parte di valorizzare le specificità del territorio meridionale e la sua collocazione centrale nel Mediterraneo, dall’altra di creare
nuove occasioni nei settori produttivi ad alta tecnologia. Determinante,
a tal fine, sarà una politica volta a creare, o valorizzare, distretti di alta
tecnologia e centri di eccellenza scientifica in aree prioritarie.
Il Governo è consapevole che, soprattutto nel Mezzogiorno,
garantire la sicurezza dei cittadini e delle imprese significa
porre la pre-condizione per uno sviluppo serio e
duraturo. In quest’ottica, intensificherà la
prevenzione e il contrasto della criminalità di ogni
tipo, in particolare di quella organizzata,la confisca dei beni di provenienza
illecita, la destinazione per fini di utilità sociale dei beni confiscati.
Inoltre, è in fase di elaborazione un sistema di
monitoraggio degli appalti, che eviti le infiltrazioni di tipo mafioso nella
utilizzazione dei fondi destinati alle grandi opere. A questo scopo sono state
attivate le procedure necessarie per acquisire i fondi provenienti dall’Unione
Europea finalizzate a potenziare le strutture informatiche delle forze di
polizia.
Il Governo e le parti sociali convengono di dare seguito
al presente documento attraverso una ulteriore fase di
lavoro comune dedicata:
• alla verifica delle azioni in corso allo scopo di
garantirne la migliore efficacia attraverso la definizione di processi decisionali
e di modalità operative più rapide;
• alla individuazione e
attrazione di specifici progetti di attrazione nelle aree attrezzate del
Mezzogiorno allo scopo di accompagnarli con accordi quali quelli delle
procedure del contratto d’area, finalizzati a semplificare i tempi e i modi
delle procedure autorizzative;
• a condividere più in generale i modi con cui conseguire
un contesto istituzionale e sociale idoneo a garantire
certezze agli investimenti nel Mezzogiorno;
• a realizzare specifiche verifiche con riferimento agli
investimenti infrastrutturali, all’utilizzo dei Fondi Strutturali, agli
strumenti di incentivazione, all’attrazione degli
investimenti, al risanamento ambientale, allo sviluppo delle risorse umane
attraverso la scuola e la formazione, alla sicurezza del territorio.
Allegato 1
Riforma Fiscale
1. Livello di reddito imponibile di 9mila euro (18milioni di lire), tipico delle
categorie operaie nei settori maggiormente interessati dal provvedimento
sull’emersione del lavoro irregolare (servizi, edilizia)
La riduzione di imposta è di almeno 500 euro (circa 1milione di lire) su
base annua, pari a circa il 40% per i lavoratori senza carichi familiari e a
percentuali maggiori per i lavoratori con carichi familiari
2. Livello di reddito imponibile di 17,5mila euro (35 milioni di lire), corrispondente
ad una buona retribuzione imponibile nel settore industriale
La riduzione di imposta
è di almeno 250 euro (circa 500mila lire) su base annua, pari a circa il 7% per
i lavoratori senza carichi familiari, e a percentuali maggiori per i lavoratori
con carichi familiari
3. Livello di reddito imponibile di 7,5 mila euro (15milioni di lire), corrispondente
ad una pensione superiore al minimo per circa mille euro (2 milioni di lire).
La riduzione di imposta
è di almeno 250 euro (circa 500mila lire) su base annua, pari a più del 50% per
i pensionati senza carichi familiari, e a percentuali maggiori per i pensionati
con carichi familiari
ESEMPLIFICAZIONI
SPECIFICHE PER I BASSI REDDITI
EFFETTI DELL’ACCORDO SUI MINIMI CONTRATTUALI (Valori in
euro) |
||||
LAVORATORE e PENSIONATO SENZA CARICHI FAMILIARI |
IRPEF 2002 |
ACCORDO IRPEF 2003 |
DIFF. 2003 - 2002 |
VAR. % 2003-02 |
Impiegato servizi di pulizia (euro 10.646,44 annui) |
1.488,95 |
1.007,09 |
-481,85 |
-32,4% |
Operaio piccola industria edilizia (euro 8.893,50 annui) |
1.066,48 |
490,12 |
-576,37 |
-54,0% |
Pensionato al minimo (euro 516 al mese) |
225,69 |
0,00 |
-225,69 |
-100,0% |
Altro pensionato con 9.000 euro an- nui |
1.024,65 |
521,62 |
-503,03 |
-49,1% |
EFFETTI DELL'ACCORDO SUI MINIMI CONTRATTUALI (Valori in migliaia
di lire) |
||||
LAVORATORE e PENSIONATO SENZA CARICHI FAMILIARI |
IRPEF 2002 |
ACCORDO IRPEF 2003 |
DIFF. 2003 - 2002 |
VAR. % 2003-02 |
Impiegato servizi di pulizia (20.614 annue) |
2.883 |
1.950 |
-933 |
-32,4% |
Operaio piccola industria edilizia (17.220 annue) |
2.065 |
949 |
-1.116 |
-54,0% |
Pensionato al minimo (un milione al mese) |
437 |
- |
-437 |
-100,0% |
Altro pensionato con 17.426 mi- gliaia di lire annue |
1.984 |
1.010 |
-974 |
-49,1% |
Allegato 2
Art. …. (Delega al Governo in
materia di altre misure temporanee e sperimentali a
sostegno della occupazione regolare e della crescita dimensionale delle
imprese)
1. Ai fini di sostegno della occupazione
regolare e della crescita dimensionale delle imprese il Governo è delegato ad
emanare in via sperimentale uno o più decreti legislativi, entro il termine di
un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge, nel rispetto dei
seguenti princìpi e criteri direttivi:
a) ai fini della individuazione del campo di
applicazione dell’articolo 18 della Legge 20 maggio 1970, n. 300, e successive
modificazioni, non computo nel numero dei dipendenti occupati delle nuove
assunzioni mediante rapporti di lavoro a tempo indeterminato, anche part-time,
o con contratto di formazione e lavoro, instaurati nell’arco di tre anni dalla
data di entrata in vigore dei decreti legislativi;
b) inapplicabilità della misura di cui alla lettera a) ai datori di
lavoro, imprenditori e non imprenditori, già rientranti, al momento
dell’entrata in vigore della presente legge, nel campo di applicazione
dell’articolo 18 della Legge 20 maggio 1970, n. 300, e successive
modificazioni, in quanto abbiano occupato mediamente nei dodici mesi
precedenti, un numero di dipendenti corrispondente alle soglie dimensionali indicate
dallo stesso articolo 18;
c) non riconducibilità al concetto di nuova
assunzione delle ipotesi di subentro di un’impresa ad un'altra nella esecuzione di un appalto, là dove presente una
disposizione di legge o una clausola contrattuale a tutela del passaggio del personale
alle dipendenze dell’impresa subentrante;
d) previsione di misure di monitoraggio coerenti con la natura
sperimentale del provvedimento;
e) previsione che decorsi ventiquattro mesi dalla data di
entrata in vigore dei decreti legislativi di cui al presente articolo il
Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali procederà a una verifica, con le
organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative
sul piano nazionale, degli effetti sulle dimensioni delle imprese, sul mercato
del lavoro e sui livelli di occupazione nel frattempo determinatisi, al fine di
consentire al Governo di riferirne al Parlamento e valutare l’efficacia della misura.
Allegato 3
DDL 848-A
Art. 1, comma 2, lett l)
l) revisione del decreto legislativo
2 febbraio 2001, n. 18, che ha modificato l’articolo 2112 del codice civile in
tema di trasferimento d’azienda, al fine di armonizzarlo con la disciplina
contenuta nella presente delega basata sui seguenti criteri direttivi:
1) completa conformazione della disciplina vigente con la
normativa comunitaria, anche alla luce del necessario coordinamento con la
Legge 1 marzo 2002, n. 39, che dispone la recezione,
tra le altre, anche della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio n.
2001/23/CE, del 12 marzo 2001, concernente il ravvicinamento delle legislazioni
degli Stati membri relative al mantenimento dei diritti dei lavoratori in caso
di trasferimento di imprese, di stabilimenti o di
parti di imprese o di stabilimenti;
2) previsione del requisito dell’autonomia funzionale del
ramo di azienda nel momento del suo trasferimento;
3) previsione di un regime particolare di solidarietà tra
appaltante e appaltatore, nei limiti di cui all’art. 1676 del codice civile,
per le ipotesi in cui il contratto di appalto sia
connesso ad una cessione di ramo di azienda.