Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica

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Roma, 30 ottobre 2008

 

Circolare n. 181/2008

 

Oggetto: Attività confederale – Porti – Audizione al Senato sulla riforma portuale.

 

Il 29 ottobre scorso la Confetra ha partecipato insieme alla Fedespedi e all’Antep ad un’audizione sulla riforma portuale tenutasi presso la Commissione Trasporti del Senato.

 

In un documento consegnato alla Commissione sono stati indicati gli interventi prioritari per rilanciare la portualità: alcuni diretti ad efficientare il sistema nell’imme­diato (come la semplificazione amministrativa e lo sblocco dei dragaggi), altri invece diretti a dare respiro strategico di medio lungo periodo alla politica portuale. Con riferimento a quest’ultimo aspetto è stata sottolineata la necessità di intervenire su due elementi fondamentali per la competitività dei porti italiani prevedendo, da un lato, la concentrazione delle risorse pubbliche disponibili su pochissimi porti di interesse nazionale e, dall’altro lato, la definitiva affermazione all’interno dei porti del principio della libertà di impresa.

 

f.to dr. Piero M. Luzzati

Per riferimenti confronta circ.re conf.le n. 121/2008

 

Allegato uno

 

M/t

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RIFORMA PORTUALE

MEMORIA PER L’AUDIZIONE CONFETRA DEL 29 OTTOBRE 2008 PRESSO LA VIII COMMISSIONE DEL SENATO

 

Dopo lo slancio rinnovatore conseguente alla legge 84/94, la capacità di acquisizione di traffico da parte dei porti italiani sembra ora esaurita.

C’è bisogno di nuove strategie e di nuovi strumenti che ridiano impulso competitivo alla nostra portualità.

 

1.       Non tutto quello che c’è da fare passa attraverso una riforma della legge 84/94: nel breve periodo, specie in questo ciclo negativo dell’economia mondiale, le soluzioni immediate da ricercare quantomeno per consolidare il traffico guadagnato riguardano innanzitutto l’efficientamento del sistema.

Ci si riferisce in particolare:

·          alla semplificazione amministrativa, attraverso il coordinamento in capo alle Autorità Portuali delle varie attività di presidio svolte dalle pubbliche amministrazioni nei porti (controlli sanitari, veterinari, security, ecc); a tal fine è anche necessario accelerare l’iter di emanazione del D.P.C.M. che consente l’istituzione dello Sportello Unico Doganale di cui alla legge n.80/2005. E’ inoltre opportuno incentivare in tutti i porti processi di telematizzazione delle procedure documentali analoghi a quello realizzato dall’Autorità Portuale di Genova (Progetto E-Port);

·          allo sblocco dei dragaggi, attraverso una normativa eccezionale sul materiale dragato che escluda temporaneamente la sua assimilazione ai rifiuti come avviene oggi;

·          alla rimodulazione delle tariffe del rimorchio; oggi le tariffe di rimorchio sono composte sia da una quota relativa ai costi della fornitura del servizio, che da una quota relativa ai costi generali riguardanti la sicurezza nei porti; questi ultimi costi dovrebbero essere ripartiti fra tutte le navi che transitano per il porto anziché rimanere a carico solo delle navi che utilizzano i servizi di rimorchio.

 

2.       Per dare invece un respiro strategico di medio lungo periodo alla nostra politica portuale bisognerà intervenire sui due elementi fondamentali che condizioneranno in maniera determinante la competitività dei nostri porti: da una parte la concentrazione di tutte le risorse pubbliche disponibili su pochissimi porti di interesse nazionale e dall’altra la definitiva affermazione all’interno dei porti del principio della libertà di impresa come avviene nel resto del sistema economico nazionale.

·          Per quanto concerne il primo aspetto è indispensabile superare l’attuale nanismo dimensionale ed economico che penalizza tutti i nostri porti, nessuno escluso, e fissare coraggiosamente una classificazione dei porti che tenga conto non solo degli attuali parametri dimensionali di merci movimentate, ma anche e soprattutto delle potenzialità future legate alla dotazione infrastrutturale del territorio e all’interconnessione con le grandi reti transeuropee. Solo in questa logica potranno essere attratte mediante procedure di Project Financing e di Partenariato Pubblico Privato, accanto alle risorse pubbliche, le indispensabili risorse private.

Nell’ambito della classificazione bisognerebbe inoltre tener distinti i porti di transhipment da quelli di destinazione finale. Mentre le condizioni di competitività di questi ultimi infatti partono da una necessaria (anche se non sufficiente) posizione geografica vincente, per i porti di transhipment, comunque collocati lungo le rotte transoceaniche delle portacontainer, la concorrenza si basa quasi esclusivamente sull’efficienza dei servizi e sulla riduzione dei costi. Se l’Italia vuole conservare nel proprio territorio la logistica del transhipment, deve rinunciare in questi porti alle tasse e soprattasse di ancoraggio, come nei porti concorrenti della sponda africana.

·          Il rispetto del principio basilare della libertà di impresa è anch’esso elemento fondamentale per attrarre investimenti privati nelle infrastrutture e nelle iniziative portuali. La legge 84/94 aveva raggiunto un delicato punto di equilibrio tra opposte istanze imprenditoriali e sindacali sui delicati temi dell’utilizzo della manodopera e delle esternalizzazioni, ma oggi i disegni di legge presentati in Parlamento sembrano indicare un arretramento verso posizioni di restaurazione di monopoli del passato. Qualsiasi passo indietro in quella direzione sarebbe oggi devastante per le prospettive di sviluppo della nostra portualità. Le istanze imprenditoriali oggi spingerebbero viceversa per ottenere la libertà, per il lavoro temporaneo, di attingere anche nei porti alle agenzie di somministrazione di cui al D.LGV. 276/2003.

Sempre nella logica della valorizzazione della libertà e del ruolo delle imprese nei porti vanno respinte quelle proposte di ridurre nei Comitati Portuali il peso delle categorie produttive a favore delle componenti pubbliche che verrebbero dotate di una sorta di inaccettabile golden share, nonché quelle proposte volte a sopprimere le Commissioni Consultive.

 

Confetra -  29 ottobre 2008