Giovedì, 25 Aprile 2024

Le aspettative di un logistico di questi tempi

di Marco Migliorelli Vice Presidente Confetra

Faccio un excursus storico e riporto una simpatica e datata definizione dei logistici, ma significativa anche ai giorni nostri “i logistici sono molto richiesti in tempo di guerra, ma cadono nell’oblio in tempo di pace. Sono uomini concreti………; emergono durante la guerra, perché la guerra è essenzialmente un fatto concreto. Scompaiono in tempo di pace, perché la pace è soprattutto teoria”.

Nel periodo di clausura da pandemia la nostra concretezza ha consentito la distribuzione puntuale dei beni di prima necessità, esattamente come in tempo di guerra si distribuivano sul territorio truppe, armamenti, viveri, medicinali e i generi di prima necessità. Questa concretezza, ha esaltato il ruolo dei logistici che sono stati ritenuti una componente indispensabile per affrontare l’emergenza.
Se oggi, come è già stato fatto notare, sostituiamo alla parola guerra la parola “competizione industriale”, non stravolgiamo il senso della espressione e si contestualizza la nostra attività nella competizione globale sui mercati delle commodities in genere, dove il nostro ruolo rappresenta il valore aggiunto della produzione.

Indispensabili per concretezza, in una relazione di filiera col prodotto.

La logistica è infatti una scienza esatta fondata su espressioni spazio-temporali che governano la circolazione delle merci; la nostra capacità di trasferire nello spazio definito ed al tempo convenuto rappresenta il valore aggiunto della compravendita ed il successo delle iniziative di penetrazione nei mercati stranieri del prodotto nazionale.

Per dare concretezza a questa filiera, che all’estero da tempo hanno favorito al punto che le iniziative logistiche sono attualmente sempre più concentrate nelle mani di pochi colossi stranieri, è necessario che la considerazione del nostro ruolo cresca a livello politico ed istituzionale, senza ulteriori ritardi che risulterebbero irrecuperabili.

Quindi il paese deve darsi una politica trasportistica e logistica, che consenta l’economicità dell’obiettivo spazio temporale.
Non a torto Confetra ha intitolato l’Agorà di quest’anno “connessi o disconnessi” che appare come un dubbio amletico di chi si trova ad un bivio.
Tertium non datur, pertanto evviva la connessione nella accezione ampia, che appartiene a chi vive di logistica ed è consapevole dei vantaggi di un sistema logistico efficiente, così come è altrettanto consapevole dei danni e costi sociali derivanti dalla inefficienza logistica.

Quindi va favorita la crescita ed il consolidamento della filiera che unisce il mondo produttivo a quello dei servizi logistici, attraverso investimenti materiali ed immateriali; infrastrutture e digitalizzazione legate a piani strategici di sviluppo del territorio nel rispetto dell’ambiente; intelligenza artificiale applicata alla produzione e trasporti + banda ultra larga per le interconnessioni in tempo reale; applicazione uniforme delle norme su tutto il territorio nazionale; burocrazia snella ed esternalizzazione di funzioni; sostegno per il rientro in Italia di tutte le operazioni logistiche legate all’utilizzo preponderante delle condizioni “franco fabbrica” nelle compravendite internazionali che utilizzano il container come modalità di trasporto; sostegno alla crescita delle nostre aziende di logistica, favorendo anche aggregazioni, affinché si possa competere con i pochi players internazionali che stanno pericolosamente concentrando su di sé le attività logistiche; sostenere una cultura logistica a tutti i livelli scolastici.

Il fine è la creazione di campioni nazionali della logistica perché l’Italia ha bisogno di recuperare reddito ed occupazione, garantiti dagli stessi “campioni della logistica”.

Il fallimento di queste politiche porterà necessariamente ad una decrescita del Pil, perché favorirà la definitiva concentrazione delle iniziative logistiche in mano a pochi players internazionali che, peraltro, avranno gli strumenti per orientare pericolosamente i mercati e le produzioni e paradossalmente saranno favoriti dagli investimenti infrastrutturali programmati.

Da dominus della produzione e delle relative iniziative logistiche rischiamo di divenire succubi di un sistema esterno concentrato, in grado di imporre tempi e costi anche alla produzione. Ed il nostro ruolo si trasformerebbe in semplici domiciliatari delle iniziative logistiche altrui.