STOP AI BALZELLI INGIUSTIFICATI CHE DEPRIMONO I CONSUMI
Roma, 11 dicembre 2025 – “Siamo fortemente contrari al contributo di 2 euro che si vorrebbe applicare a tutti i pacchi fino a 150 euro sia in arrivo che in partenza dall’Italia. Questa norma che, secondo la stampa, sta prendendo forma in un emendamento governativo al disegno di legge di Bilancio si discosta molto dalla proposta europea di tassare solo i pacchi sotto i 150 euro provenienti da Paesi extra UE al fine di frenare l’esplosione dell’e-commerce con la pandemia. In questo modo però si colpiranno le imprese e i cittadini italiani che diminuiranno i consumi in un periodo già problematico” – ha dichiarato il Presidente di Confetra Carlo De Ruvo.
Le preoccupazioni si attenuano ma non spariscono alla luce dell’orientamento, anticipato da fonti dirette, di applicare la tassa solo alla merce in importazione. Una scelta motivata dalla volontà di tutelare le imprese esportatrici italiane, che ricordiamo sono responsabili di oltre il 30% del PIL nazionale, ma che al tempo stesso genererebbe uno squilibrio evidente tra obiettivi dichiarati e risultati attesi.
Le imprese italiane, già schiacciate da un’elevata pressione fiscale non devono subire l’ennesimo ingiustificato balzello. Secondo l’OCSE siamo al quarto posto tra i paesi europei maggiormente tassati con le entrate tributarie salite nel 2024 al 42,8% del PIL e la necessità di trovare fonti di finanziamento per la legge di bilancio non può ulteriormente gravare sui cittadini.
“C’è un difetto di fondo nella scelta di introdurre questa nuova tassa sulle importazioni di piccoli pacchi. Gli obiettivi dichiarati — maggiore equità fiscale e concorrenziale, sostegno all’industria locale, riduzione delle importazioni potenzialmente non sicure e contributo alla diminuzione dell’impatto ambientale — rischiano di non essere raggiunti.”
La misura attualmente in discussione si avvierebbe a diventare un boomerang per l’economia italiana. I potenziali benefici risulterebbero limitati, mentre gli effetti negativi sarebbero significativi: aumento dei costi per i consumatori, rischio di ulteriore pressione inflazionistica e possibile contrazione dei consumi.
Per comprendere appieno il potenziale impatto sui consumi finali, è utile richiamare la dimensione del fenomeno a livello europeo: nel 2024 sono entrati nell’UE circa 4,6 miliardi di “low-value consignments”, pari a 12 milioni di pacchi al giorno. Una massa critica tale da rendere qualsiasi intervento regolatorio particolarmente sensibile, soprattutto se non coordinato e non coerente con le reali dinamiche del mercato digitale globale.
“In questo contesto — sottolinea De Ruvo — la priorità deve restare politiche fiscali efficaci, equilibrate e sostenibili, capaci di garantire equità senza penalizzare consumatori e competitività delle imprese italiane.”